Il 30 aprile 1993, un fanatico di Steffi Graf ha accoltellato Monica Seles rovinandole la vita e cambiando la storia del tennis. La depressione, il processo-vergogna e la rinascita.
Monica Seles accasciata al suolo dopo l’accoltellamento
Di Riccardo Bisti – 30 dicembre 2013
Prima che un disoccupato di nome Gunther Parche girasse indisturbato per il Rothenbaum Club di Amburgo con un coltello in mano, Monica Seles era la giocatrice più forte al mondo. La più grintosa, la più “cattiva”. “Era forte e solida come la Evert – dice Martina Navratilova – non c’era modo di batterla. Non avevi mai la sensazione che fosse nervosa o in preda il panico. Il suo linguaggio del corpo era sempre lo stesso, avanti 6-4 4-0 o sotto 6-4 4-0”. Poteva minacciare i 24 Slam di Margaret Court. Poteva mandare in pensione Steffi Graf, abituata a dominare prima che arrivasse questo diavolo serbo, che la obbligò a pronunciare una frase passata alla storia: “Quando perdi un paio di volte, ti rendi conto di quanto sia difficile vincere”. Avrebbe dovuto completarla: vincere contro la Seles. “Se ripenso alla mia carriera – ha detto in una vecchia intervista – sono convinta che sarebbe stata differente. Mi domando sempre perchè è successo, e perchè io sia l’unica a cui è successo. Ma non posso più pensarci”. Infatti, anche nel suo libro “Getting a Grip” (tradotto in Italiano con “Ho ripreso il controllo”), non ha parlato granchè dell’accoltellamento. Eppure è un evento che ha fatto la storia del tennis. La pensa così anche Pam Shriver, ex giocatrice e oggi commentatrice per ESPN. “I miei tre shock? La morte di Gerulaitis, il giorno in cui Arthur Ashe ha detto di avere l’HIV e l’accoltellamento di Monica Seles. Mi ricordo esattamente dov’ero e cosa facevo in quei momenti”. Il 30 aprile 1993, Monica stava giocando i quarti di finale della Citizen Cup di Amburgo. Era avanti 6-4 4-3 contro Magdalena Maleeva in un match tranquillo, quasi banale. La Seles aveva 19 anni ed era numero 1 al mondo. Dal gennaio 1991 al febbraio 1993 aveva raggiunto almeno la finale in 33 dei 34 tornei giocati. In quel lasso di tempo aveva vinto 22 titoli. Dal 1990 aveva vinto otto Slam. Con Steffi Graf si stava sviluppando una rivalità degna di Navratilova-Evert, Connors-McEnroe o Sampras-Agassi.
Gunther Parche era un operaio tedesco, 38enne, rimasto senza lavoro. Era ossessionato da Steffi Graf e vedeva nella Seles un nemico da abbattere, l’elemento di disturbo che aveva rovinato il “mondo ideale” costruito da Steffi. Se non fossero intervenuti altri spettatori e gli addetti al campo, avrebbe colpito ancora e avrebbe potuto ammazzarla, o magari paralizzarla. Lì per lì, in pochi si accorsero del fatto. Monica ha strillato ma è rimasta in piedi, salvo poi accasciarsi per terra con l’aiuto di due persone. Nel suo libro, racconta così quei momenti: “Mi sono seduta, asciugata e mi sono chinata per prendere un po’ d’acqua. Appena ho iniziato a bere, ho sentito un dolore terribile alla schiena. Mi sono voltata di scatto e ho visto un uomo con un berretto da baseball in testa, una smorfia sul viso e la braccia sollevate sopra alla testa. Voleva colpirmi di nuovo. Non capivo cosa stesse succedendo”. Da un punto di vista strettamente fisico, Monica è stata fortunata. Il coltello non ha colpito i polmoni, il midollo spinale o altri organi importanti. Sono stati sufficienti alcuni punti di sutura per chiudere la ferita e qualche giorno di ricovero in ospedale. Però le ferite psicologiche sono rimaste. La Seles è caduta in una profonda depressione che si manifestava in un morboso attaccamento al cibo.. “Camminare per 10 minuti era una tortura. Non lo volevo fare. Cosa c’era di sbagliato in me? Nulla che potesse essere evidenziato da una radiografia o una risonanza magnetica. Sono scese le tenebre nella mia testa. Ho analizzato la situazione in mille modi, ma non trovavo un lato positivo”. Rimase ferma per 28 mesi. La WTA si consultò con le migliori 25 giocatrici e decise di non congelare i punti in classifica mondiale. “Non era mai stata congelata la classifica di nessuno – ricorda Pam Shriver – ma quello era un episodio troppo particolare. Avremmo dovuto ragionare in modo diverso e considerare altre soluzioni”. Steffi Graf riprese a vincere tutto e firmò un accordo pubblicitario che la Seles stava per sottoscrivere prima dell’accoltellamento. Gunther Parche aveva ottenuto ciò che voleva: ristabilire l’ordine “rovinato” dalla Seles. “Monica ha subito un furto – ricorda Mary Joe Fernandez, che in quel periodo le è stata vicina – le hanno tolto tutto. Stava dominando la Graf, che prima di lei stava dominando tutte le altre. La cosa triste è che, oltre al danno fisico ed emotivo causato a Monica, quel pazzo ha ottenuto esattamente quello che voleva”.
Pioveva sul bagnato, per la Seles. Durante lo stop, fu diagnosticato il cancro all’amato papà Karolj, che poi sarebbe morto nel maggio 1998. Gunther Parche fu accusato di tentato omicidio ma, incredibilmente, fu condannato soltanto per gravi lesioni personali. Risultato: pena sospesa e libertà vigilata. Non è mai andato in galera. Il giudice ha creduto alla versione di uno psichiatra, che ne aveva certificato l’incapacità di intendere e di volere. Inoltre ha tenuto conto della sua piena confessione e della manifestazione di rimorso. La Seles non presenziò al processo (“Come potevano pensare che tornassi ad Amburgo? Avrei dovuto sedermi in aula con Gunther Parche alle mia spalle!”), ma scrisse una lettera che fu letta durante l’udienza. “Voglio solo una giustizia corretta. Questo attacco ha danneggiato inesorabilmente la mia vita e ha bloccato la mia carriera. Non è riuscito nell’intento di uccidermi, ma ha distrutto la mia vita”. Diciannove mesi dopo, un altro giudice ha confermato la sentenza, considerando come fattore determinante il rifiuto della Seles a testimoniare. La WTA pubblicò un comunicato di forte condanna verso il tribunale tedesco, mentre Monica scoppiò in lacrime davanti ai giornalisti quando la informarono della sentenza. Per sua stessa ammissione, non smise di piangere per giorni. Martina Navratilova si schierò con forza. “Il giudice ha detto: ‘Non l’ha uccisa, allora lo lascio andare in modo che possa davvero uccidere qualcuno'. E’ stata una cosa folle, guidata dalla nazionalità. Se avessero fatto lo stesso alla Graf, lo avrebbero sbattuto in galera e buttato via la chiave”. Qualcuno ipotizzò che l’attentato avesse una matrice politica, perchè la Seles aveva radici serbe. La famiglia di Monica si era trasferita in Florida nel 1986, era ungherese ma proveniva da un paese bosniaco controllato dai serbi. La tesi svanì in fretta: era chiaro a tutti che Parche fosse uno squilibrato E la Seles non ha mai più messo piede in Germania.
E Steffi? E’ andata un paio di volte a trovarla in ospedale, sia il giorno dopo l’accoltellamento che quello della finale (ovviamente la tedesca vinse il torneo). La Graf non ha quasi mai parlato dell’argomento e ha rifiutato le richieste di interviste su questo tema. “Penso che per Steffi sia stato un peso enorme” dice Pam Shriver. Meno comprensiva Martina Navratilova: “Di certo è stata scossa, ma ha vinto molto di più di quanto avrebbe dovuto. Se fosse stata colpita davvero, avrebbe creato un legame più profondo con Monica, invece l’ha ignorata. All’inizio è stata carina ad andare a trovarla in ospedale, ma poi?”. Nel suo libro, tra l’altro, la Seles ha scritto che la visita è durata pochi minuti. Dopo i fatti di Amburgo, sono state incrementate a dismisura le misure di sicurezza. Ma per qualche anno c’è stato un vivo senso di paura, ben descritto dalla Navratilova. “Ho subito alcune minacce di morte, quindi ho dovuto girare con le guardie del corpo. Ma sul campo sei da solo, chiunque può colpirti. Il campo da tennis dovrebbe essere un luogo di sicurezza totale. Quello che è successo mi ha fatto sentire estremamente vulnerabile".
Dopo una lunga attesa, Monica è tornata a giocare nell’estate 1995. La WTA tornò sui suoi passi e le diede lo status di numero 1 “ex-aequo” con la Graf per sei mesi. Visibilmente ingrassata, in un primo momento sembrava poter tornare ai livelli di prima. Steffi e Monica si sono affrontate in una leggendaria finale dello Us Open 1995, vinta in tre set dalla tedesca. Qualche mese dopo, la Seles vinse l’Australian Open (suo ultimo Slam), ma non sarebbe mai più stata la stessa. A parte le difficoltà tecniche e un tennis che stava cambiando (dopo che lei stessa aveva contribuito a cambiarlo), non aveva più la ferocia agonistica che l’aveva contraddistinta prima dell’incidente. “Non c’è dubbio che avrebbe vinto molto di più – continua la Navratilova – forse avrebbe fatto il record di Slam. Steffi ne ha vinti 22, ma non l’ha più dovuta affrontare. Non c’è dubbio che quel tizio abbia cambiato la storia del tennis”. “La gente dimentica – interviene Mary Joe Fernandez – se vedi il suo palmares trovi nove titoli dello Slam. Ha avuto una grande carriera, ma avrebbe potuto vincerne almeno il doppio. Ha portato il tennis a un altro livello”. La Seles ha giocato il suo ultimo match al Roland Garros 2003, ma ha ufficialmente annunciato il ritiro nel 2008, anno in cui ha tentato l’avventura al reality show “Dancing with the Star”. Nel 2009 è entrata nella Hall of Fame ed è ancora attiva, anche se fuori dal mondo del tennis. Si occupa di cause umanitarie, specialmente in difesa di bambini e animali, ed è molto vicina a mamma Ester e al fratello Zoltan, colui che le è stato più vicino negli attimi dopo l’incidente. Gunther Parche ha ucciso il suo palmares, ma questa storia ha una sola vincitrice, di nome Monica Seles. E chi conosce il tennis sa che ruolo darle nella storia. Su questo non ci sono dubbi.
(Articolo pubblicato il 30 aprile 2013)
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