Pubblicato il report trimestrale dell'Anti Doping Working Group, aggiornamento sullo stato della lotta al doping. Più che le statistiche dei primi mesi del 2018, sono interessanti i 3 TUE negati, il congelamento di oltre 600 campioni per eventuali test futuri e i nomi degli atleti nuovamente soggetti ai controlli.

Il recente report sulla corruzione nel tennis ha acceso i riflettori su una delle piaghe principali del nostro sport. Tuttavia, non deve essere sottovalutata un'altra faccenda, altrettanto delicata: il doping. Se i report trimestrali della Tennis Integrity Unit sono piuttosto noti, non tutti sanno che esiste una commissione simile anche nel doping. Si chiama Anti-Doping Working Group (ADWG), il quale ogni tre mesi pubblica un report con dati, statistiche e informazioni. Nel mese di marzo, l'ADWG ha effettuato un meeting con l'Independent Review Board, in cui sono state stabilite le linee guida per i controlli nel 2019. È sempre più importante la parte legata alla prevenzione e all'educazione degli atleti, il cui obiettivo è garantire che le varie persone “coperte” dal programma (non solo i tennisti, ma tutti quelli che orbitano nell'ambiente) siano a conoscenza di tutti i dettagli regolamentari. L'opera di informazione procede discretamente: nel primo trimestre del 2018, l'APP del Tennis Anti Doping Programme (TADP) è stata scaricata 800 volte. C'è poi un programma denominato ITF Knowledge che funge un po' da “guida” e che nello stesso periodo è stato completato 402 volte (oltre 1000 da quando è stato lanciato). Inoltre, si è parlato di doping anche nell'ultima ATP University, il corso di due giorni che “educa” i giovani tennisti a comportarsi con i media.

TRE ESENZIONI NEGATE
​Sono poi state pubblicate le statistiche legate ai controlli antidoping. Detto che i dati non comprendono i controlli effettuati dalle agenzie antidoping nazionali, sono stati effettuati ben 1.734 test, così suddivisi: 1.032 tra gli uomini e 732 tra le donne. Le tipologie di controllo si dividono in sei categorie: oltre alle macroaree “durante i tornei” e “fuori dai tornei”, ci sono tre tipi di test: quelli sulle urine, quelli sul sangue e quelli definiti “ABP”, ovvero la raccolta di campioni utilizzati per il passaporto biologico. Qui sopra, avete le statistiche dettagliate. È interessante il dato relativo alle richieste di esenzione medica. Il TUE (Therapy Use Exemption) è un protocollo che consente agli atleti di assumere – previa richiesta e autorizzazione – sostanze vietate perché presenti in farmaci regolarmente prescritti. Nei primi tre mesi, il portale online TUE (appositamente creato) ha ricevuto 22 richieste di esenzione medica. Di queste, 19 sono state concesse e soltanto 3 negate. Come è noto, i documenti pubblicati qualche tempo fa dal gruppo di hacker denominato "Fancy Bears" hanno evidenziato come anche atleti di primissimo piano ne abbiano fatto richiesta. Il report sostiene, con orgoglio, che il tempo di evasione delle pratiche si è dimezzato rispetto all'anno scorso: adesso passano due giorni tra la compilazione e la risposta. Si lavora anche per il futuro: dei vari campioni analizzati, 665 sono stati “congelati” e saranno tenuti a disposizione per eventuali futuri controlli, qualora emergano nuove tecnologie in grado di scovare le sostanze vietate.

IL DOPING DEGLI SCONOSCIUTI
Non è tempo di scandali: nei primi mesi del 2018 sono usciti appena quattro casi di positività, tutti legati a giocatori di secondo piano: la russa Elizaveta Koklina (squalificata 12 mesi), il turco Zeynep Sonmez (12 mesi) e il rumeno Adrian Barbu (due anni), mentre sono cadute le accuse per l'americano Spencer Furman, a cui è stato concesso un TUE retroattivo. L'ultimo caso è stato reso noto in queste ore e ha riguardato l'americano Dylan Scott. Lo scorso luglio, è stata trovata una sostanza vietata (lo steroide DHCMT) nel suo organismo durante un torneo Futures in Repubblica Ceca. In sede di processo, Scott ha detto di non aver giocato a tennis tra il 2010 e il 2015: in quel periodo si sarebbe dedicato alla palestra e avrebbe utilizzato alcuni integratori per migliorare la massa muscolare. In particolare, un supplemento denominato “Quad”, acquistato in un negozio di Miami. In sede processuale, Scott ha sostenuto di aver smesso di prenderlo nel settembre 2015. La (fantasiosa) tesi secondo cui le tracce della sostanza sarebbero rimaste nel suo corpo dopo 22 mesi è stata rigettata, dunque ha preso la sanzione massima: 4 anni. Potrà tornare a giocare soltanto il 18 agosto 2021. Curiosità: nel 2017 si era fatto allenare dall'ex giocatore Dominik Hrbaty, pure lui ascoltato tra i testimoni.

RITORNI E OBBLIGHI
​L'ultima notizia riguarda i giocatori che hanno ripreso a giocare dopo il ritiro, e dunque sono nuovamente soggetti ai controlli. Come è noto, comunicare ufficialmente il ritiro comporta l'immediata esenzione dal TADP. In caso contrario, un tennista non è più soggetto ai controlli dopo 12 mesi di inattività. Significa che, in pura teoria, un giocatore che sta fermo più di un anno (ma senza aver annunciato il ritiro) può tornare a giocare dopo essersi dopato pesantemente fino al giorno prima. È una piccola falla nel sistema, di cui l'ITF è consapevole. Per ora non sono state trovate contromisure, anche perché è una situazione estrema e non ci sono stati casi particolari. L'unico che avrebbe potuto verificarsi era quello di Dinara Safina, ma la ex n.1 non è mai tornata. Ad ogni modo, i “comeback” del 2018 hanno riguardato Rebecca Marino, Marion Bartoli ed Esther Vergeer (più forte giocatrice di sempre di wheelchair tennis). Un giocatore deve comunicare il suo rientro con 6 mesi di anticipo, che diventano 3 se il ritiro è avvenuto da più di tre anni. Era il caso di Marino e Bartoli.