Fa subito discutere il nuovo tetto retrattile dell’Arthur Ashe Stadium: il mix fra la pioggia che sbatte sul tetto, e il rimbombo (eccessivo) del vociare del pubblico, crea un sottofondo veramente spiacevole. “In campo usiamo anche le orecchie, e qui non si riesce a sentire il suono della palla”, ha detto Andy Murray. Polemici anche McEnroe e Gilbert.

Da sempre, una delle principali differenze fra lo Us Open e gli altri tornei è il rumore. Da buoni statunitensi, gli spettatori hanno un’idea del tennis un po’ più indisciplinata, per questo tendono a far rumore, chiacchierare e spostarsi spesso anche durante i punti, obbligando i giudici di sedia agli straordinari per garantire ai giocatori il loro tanto caro silenzio. Un problema, quello del baccano, che nell’Arthur Ashe Stadium è stato ampliato a dismisura dal nuovo tetto retrattile: un capolavoro da 150 milioni di dollari necessario per non perdere il passo di Australian Open e Wimbledon, e che aiuta (anche da chiuso) a riparare il campo dal vento, ma che a quanto pare ha subito un bel problema. La pioggia, caduta copiosa nel match fra Murray e Granollers ha fatto la sua parte andando a sbattere sulla struttura, e gli oltre 15 mila presenti hanno fatto il resto, creando un clima quasi surreale per una partita di tennis. Nadal, il primo a giocare sotto il tetto, l’ha definito “strano”, spiegando che il problema non è dovuto solo al vociare della gente, quanto più al fatto che a tetto chiuso le voci rimbombino a dismisura.

Più critici John McEnroe e Brad Gilbert. Non sono mai stato in uno stadio così rumoroso, si fa fatica a sentire la propria voce”, ha detto “Mac”, al commento per ESPN. Mentre Gilbert, seduto a bordo campo durante Murray-Granollers, ha spiegato che faceva “fatica a sentire il rumore della palla a contatto con la racchetta, importantissimo per i giocatori”. Parole confermate dalla conferenza stampa di Murray. “Rispetto all’altra sera la pioggia faceva più rumore, e non si riusciva a sentire veramente nulla, solo le chiamate dei giudici di linea. Non si sente quando l’avversario colpisce la palla, qualcosa a cui siamo abituati. Quando giochiamo non usciamo solo gli occhi, ma anche le orecchie. Il suono aiuta a capire la velocità della palla e lo spin impresso. Così è tutto più complicato. Sembrava che piovesse in maniera incredibile”. In realtà era il rumore della pioggia sul tetto sommato al rimbombo delle voci, che genere un sottofondo davvero poco piacevole. E anche complesso da ridurre.