In oltre un secolo di storia, l'Australian Open è il torneo del Grande Slam ad aver cambiato più sedi. Salvo le prime tre edizioni (dal 1925 al 1927), l'unico a essersi giocato sempre sugli stessi campi è il Roland Garros. Non è un caso che l'attuale impianto abbia urgente bisogno di migliorie strutturali. Anche Wimbledon ha effettuato un solo trasloco, dalla vecchia sede di Worple Road a quella attuale di Church Road, avvenuta nel 1922. Uno spostamento in più per l'Open degli Stati Uniti. Nati a Newport (dove oggi c'è la sede della Hall of Fame) nel 1881, si sono trasferiti a New York nel 1915. Prima a Forest Hills, poi (dal 1978, dopo meno di un anno di lavori) nell'attuale sede di Flushing Meadows. A pochi giorni dall'Australian Open, è interessante e affascinante ripercorrere la logistica del primo Slam stagionale…che per una ventina d'anni non è stato tale! Già, perché gli Australasian Championships (poi diventati Australian Championships nel 1927) sono diventati un Major soltanto nel 1924 dopo una riunione tenutasi dall'ITF nel 1923. Ad oggi, l'Australian Open (denominazione inaugurata nel 1969, dopo l'apertura del tennis ai professionisti) si è giocato in sette città diverse, cinque in Australia e due in Nuova Zelanda (Christchurch nel 1906 e Hastings nel 1912). Curiosamente, nonostante tanto girovagare, la prima edizione si è giocata proprio a Melbourne, ormai sede definitiva. Nel 1905 si giocò presso il Warehousman's Cricket Ground, impianto che oggi ha cambiato nome e si chiama “Albert Reserve Tennis Centre”, dove peraltro si trova il centro di allenamento di Tennis Australia. Nei primi anni, il torneo si è giocato in diverse città che vale la pena riportare: a parte Melbourne (quella del 2016 sarà la 56esima edizione, è ormai fissa dal 1972) si è giocato a Sydney (17 volte), Adelaide (14), Brisbane (7) e Perth (3) oltre alle già citate città neozelandesi. Nei primi anni c'era un pionierismo assoluto. Fino al secondo dopoguerra era rarissimo vedere giocatori non australiani, poiché il viaggio per arrivare Down Under poteva durare anche 45 giorni. Anche gli spostamenti interni erano complicati, tenendo conto della distanza di 3.000 chilometri dalla costa est alla costa ovest. Nel 1906, a Christchurch, parteciparono soltanto dieci giocatori. Soltanto due erano australiani. E' stata molto importante l'edizione del 1922. Presso il White City Stadium di Sydney è stata aggiunta anche la prova femminile.
MELBOURNE SOPPIANTA LE ALTRE CITTA'
Il torneo ha mantenuto natura itinerante fino agli anni 70, ma per la crescita di Melbourne è stata importante la figura di Gerald Patterson: due volte vincitore a Wimbledon (1919 e 1922), nativo di Melbourne, ha acceso l'interesse dei suoi concittadini ed è stato creato un impianto di 17 acri in un sobborgo di Melbourne, comprensivo di 20 campi in erba. E' dunque nato il Kooyong Lawn Tennis Club con il suo curioso campo centrale a 8.500 posti. Ha ospitato il torneo per la prima volta nel 1927, l'ultima nel 1987, ma ha vinto la concorrenza delle altre città soltanto nel 1972, quando si sono resi conto che a Melbourne era più facile trovare sponsor. Il torneo è lentamente cresciuto, anche se faticava a tenere il passo degli altri Major. Gli aerei hanno notevolmente avvicinato l'Australia al resto del mondo, ma ci voleva una svolta. Era necessaria. E così, dopo un paio d'anni di lavori, nel 1988 è stata inaugurata l'attuale sede di Flinders Park (poi denominata Melbourne Park). Ancora oggi, a quasi 30 anni dalla costruzione, il gioiello è il campo centrale (denominato Rod Laver Arena nel 2000), impianto polifunzionale con 14.920 posti a sedere e le prime file rialzate su tutti i quattro lati (negli altri tre centrali Slam è così solo sui lati corti). Nel 1988 nacquero anche un secondo campo da 6.000 posti, uno da 3.000, tredici campi secondari e cinque indoor.
AUSTRALIANI PRECURSORI
Ma la grande rivoluzione australiana ha riguardato il tetto retrattile. Pioggia? Nessun problema: mezz'ora di tempo e il campo si chiude. Oggi, tra l'altro, l'opzione viene utilizzata anche quando fa troppo caldo. Il tetto è fondamentale per far vivere l'impianto 12 mesi all'anno, quando si organizzano concerti e/o eventi di altro tipo. Fu subito un grande successo: nel 1987, Kooyong aveva ospitato circa 140.000 spettatori. Dodici mesi dopo, circa 266.000 hanno varcato i cancelli di Flinders Park. Gli australiani sono stati i primi a fiutare la furiosa globalizzazione del tennis e hanno capito che per conservare lo status bisogna migliorarsi, anno dopo anno. Nel 1996 hanno raddoppiato gli spazi, costruito un nuovo impianto da 3.000 posti (più uno da 800) e ulteriori otto campi. Nel 2001 è arrivato il secondo campo con tetto retrattile: inizialmente definito Vodafone Arena, oggi si chiama Hisense Arena, con 10.500 posti a sedere e spazi ancor più ottimizzati rispetto alla Rod Laver Arena. Come se non bastasse, lo scorso anno c'è stata la rivoluzione dell'ex Show Court 1. Totalmente rinnovato, è stato intitolato a Margaret Court e ci hanno messo un terzo tetto retrattile. Oggi ospita 7.500 spettatori e – nonostante la capienza inferiore rispetto alla Hisense Arena – è diventata il secondo campo in ordine gerarchico. Per entrarci ci vuole un biglietto dedicato, mentre per la Hisense basta il biglietto Ground. La scelta ha pagato perché la scorsa edizione ha fatto registrare il record assoluto di pubblico, sfondando per la prima volta il muro dei 700.000 spettatori (703.899). E così, autodefinendosi “The Slam of Asia-Pacific”, l'Australian Open ha respinto la minaccia asiatica ed è tra i tornei più amati dai giocatori per la bellezza del luogo, la comodità degli impianti e il montepremi sempre più generoso. L'obiettivo, neanche troppo velato, è di avvicinarsi il più possibile al milione di spettatori. Le potenzialità ci sono tutte. Altro che 45 giorni di viaggio…