Come nei sogni più arditi, lo svizzero centra la vittoria numero 1.000 in una finale, sotto gli occhi di Rod Laver che lo ha premiato dopo il successo contro Milos Raonic. E' sempre più leggenda.

Di Cosimo Mongelli – 11 gennaio 2015

 
Tutto ha inizio nel 1998, al primo turno del torneo di Tolosa. Un talentuoso quanto imberbe diciassettenne svizzero ottiene la sua prima vittoria nel circuito maggiore. Da allora sono passati 16 anni e 3 mesi. 16 anni e 3 mesi in cui questo ragazzino s'è fatto uomo, campione, leggenda. Mietendo successi, record e quant'altro. Non c'è solo la gioia per il suo 83° tassello ATP (su 125 finali) ma anche quella della vittoria numero 1000 in carriera. Soltanto due immortali hanno fatto meglio di lui nella storia di questo sport: Jimmy Connors (1.253 vittorie) e Ivan Lendl (1.071). Dietro di lui, oltre ai miti, il vuoto. "E' un momento speciale, non c'è dubbio" le prime parole di Federer dopo aver ricevuto l'omaggio di Rod Laver. Con il suo fiero sguardo di circostanza. Sguardo oramai troppo abituato alla commozione. "Ho giocato molto a tennis nel corso degli anni fino ad arrivare alla vittoria numero 1000. Vincere stasera significa davvero molto per me. Non dimenticherò mai questa partita". La prende con ironia, Milos Raonic, il suo avversario di oggi. Non può fare altrimenti. Il suo nome comparirà nelle pagine sportive di tutto il mondo per i giorni a venire quale vittima sacrificale per l'ennesimo record di Roger. “Se devo essere sincero pensavo stesse giocando per la vittoria numero 2000. E' un po' dura essere qui in piedi di fronte a così tanti campioni”.

ABBRACCI, LACRIME E APPLAUSI
Ma questa millesima vittoria va anche raccontata: Federer sembra non essere pago dell'ottimo 2014, chiuso con il trionfo in Coppa Davis. Sembra che non gli abbiano mai presentato l'appagamento. Se nella semifinale con Grigor Dimitrov ha messo in mostra una condizione straordinaria anche nel primo set, quest'oggi, il suo è un monologo o quasi. Break nel terzo gioco e ordinaria amministrazione fino alla conclusione del set, concluso 6 giochi a 4. Il secondo inizia anche meglio: Federer va avanti 2 a 0 e già si preparano i festoni per la cerimonia che verrà. Milos Raonic si rianima. Riottiene il maltolto, lima il servizio quanto basta per rimettersi in partita. Tra aces e prime di servizio vincenti si giunge al tie-break, che il canadese gioca alla perfezione nonostante l'iniziale 2 a 0 di svantaggio. Sette punti di seguito ed eccoci al terzo set. Il primo game è la chiave di volta per Roger. 18 punti giocati e tre break point sventati. E si va avanti, tra occasioni concesse e sventate, sino al filo di lana. Federer è avanti 5 a 4, Raonic serve, consapevole che ogni chance concessa sarebbe un match point. E si immola. Siamo sul 30 pari. Prima un doppio fallo, poi uno svarione di dritto e il titolo, e tutto quel che ne consegue, è nelle mani di Federer. Baci, abbracci, lacrime, filmati, applausi. Un film visto chissà quante volte per il fenomeno di Basilea. Non è cosi utopico ipotizzare che il film possa ancora avere un seguito.

ATP BRISBANE – Finale

Roger Federer (SUI) b. Milos Raonic (CAN) 6-4 6-7 6-4