Nel giorno in cui Rafael Nadal torna numero uno del mondo, la versione spagnola del sito ATP ricorda la conquista dei suoi primi punti, nel 2001 al Challenger di Siviglia. In quel torneo, "Rafa" battè il connazionale Matos-Gil prima di perdere da un italiano, Stefano Galvani. Che ci ha raccontato i ricordi di quel successo, e anche del successivo all'ATP di Barcellona. (Tratto da "Il Tennis Italiano")(*) «Quel ragazzino era una furia». Dal settembre del 2001 sono passati quasi sedici anni, ma ci sono episodi impossibili da cancellare dalla memoria. In quella del 40enne padovano Stefano Galvani, per esempio, ci sono due vittorie che resteranno scolpite per sempre, non tanto per la soddisfazione dopo il match-point, quanto per ciò che hanno iniziato a rappresentare qualche anno più tardi, visto che l’avversario battuto è un certo Rafael Nadal. La prima sfida risale al 2001 a Siviglia. Il maiorchino, nato il 3 giugno proprio come Galvani, era all’esordio a livello Challenger, e proprio in quel torneo conquistò i suoi primi punti ATP, battendo al primo turno il connazionale Matos-Gil. Galvani invece stava attraversando un grande momento, aveva appena vinto il suo primo torneo Challenger (dei cinque conquistati in carriera) e quel 15enne col caschetto e il diritto arrotatissimo non l’aveva mai sentito nominare.
«Vedendo che alla sua età aveva superato un turno in un Challenger – racconta – provai a informarmi dagli altri giocatori spagnoli. Ricordo che Ramirez-Hidalgo mi disse di stare molto attento, perché il ragazzino era già pericoloso. Infatti il primo set lo persi 6-3. Pensavo fosse sufficiente giocherellare, invece mi dovetti impegnare sul serio. Vinsi il secondo 6-1, e nel terzo lui calò di livello fino a perdere 3-6 6-1 6-3». Ma quel set sarebbe rimasto l’unico perso dal veneto nel corso della settimana, chiusa con un nuovo trionfo. «Gli spagnoli non avevano dubbi, sapevano tutti che Nadal sarebbe arrivato. Certe doti si riconoscono subito, non c’è molto da girarci intorno. Però il clima era tranquillo, ci fecero giocare nel campo meno importante e non notai le stesse attenzioni nei suoi confronti che magari avrebbe ricevuto in Italia».Nadal e Galvani si ritrovarono di fronte circa sette mesi più tardi, allo storico Trofeo Conde de Godó di Barcellona. Quel Rafa era già diverso da quello dell’anno prima, tanto che chiuse la stagione vicino ai primi 200, con sei titoli Futures in bacheca. Ma vinse ancora l’italiano, per 6-2 7-5. «Di quel match ricordo soprattutto un episodio capitato all’inizio del riscaldamento. Tirai la prima palla, Nadal si spostò e sparò un diritto a tutto braccio, poi un secondo, poi un terzo. Allora decisi di fare come lui, iniziando a colpire fortissimo. Le prime due palle tornarono indietro, la terza no, quindi lo guardai e gli dissi: ‘possiamo palleggiare per favore?’. Credo volesse mettermi in guardia, una scena indimenticabile. Mi è tornata in mente tre anni fa, mentre andavo in Germania per un incontro di Bundesliga. Sull’aereo ho incontrato Ramos-Vinolas, che quel giorno a Barcellona era sugli spalti come spettatore e se lo ricordava benissimo».
Con quel successo, Galvani lanciò quello che sarebbe poi rimasto il miglior torneo della sua carriera: superò le qualificazioni, poi al primo turno batté Ivan Ljubicic al tie-break del terzo set e al secondo round firmò l’impresa contro l’allora numero 4 del mondo Evgeny Kafelnikov, sconfitto 7-6 6-2, prima di arrendersi agli ottavi ad Albert Costa. Nadal, invece, al Real Club de Tenis de Barcelona avrebbe poi vinto qualcosa come dieci titoli (…and counting). «Era molto più magro, aveva meno potenza, e servizio e rovescio viaggiavano meno. Ma la sua palla girava già tantissimo e l’intensità era la stessa di oggi. Aveva un’energia incredibile, qualcosa che sarebbe stato sorprendente in un ragazzo di 20 anni, figurarsi in un 15enne. Costringeva già gli avversari a giocare al limite, non ci si poteva rilassare un secondo. Era come entrare in un frullatore: o reggi il suo ritmo o ti distrugge. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che potesse diventare un fenomeno, anche se i numeri che ha raggiunto sulla terra battuta mi lasciano comunque a bocca aperta. Io non ho saputo vincere per dieci volte neanche l’Open di casa mia».
Però, col suo tennis piattissimo è stato un ottimo giocatore: numero 99 del mondo nel 2007, con due presenze in Coppa Davis e il terzo turno a Wimbledon sfiorato per due volte. L’ultima nel 2008, quando perse in cinque set con Mikhail Youzhny, dopo aver subito la vendetta “calcistica” di Nadal. «Anche se speravo vivamente di non doverlo affrontare mai più, sicuro che mi avrebbe massacrato, quando lo incontravo ai tornei mi divertivo a ricordargli il 2-0 per me. Lo feci anche quell’anno a Wimbledon, e lui rise amaro. La sera stessa c’era Italia-Spagna agli Europei di calcio, vinsero loro ai rigori e all’indomani Rafa non perse l’occasione per mettere il dito nella piaga». Piccola consolazione: lo 0-2 resterà per sempre.
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.STEFANO GALVANI
Stefano Galvani è nato a Padova, il 3 giugno 1977. Da professionista ha vinto undici tornei Futures e cinque Challenger: nel 2001 a Brasov e Siviglia, nel 2002 al Cairo e nel 2007 a Rabat e Todi. Ha conquistato il proprio best ranking il 2 aprile del 2007, alla posizione numero 99 del ranking mondiale ATP. Nel 2002 ha raggiunto gli ottavi di finale a Barcellona, battendo prima Ivan Ljubicic e poi l’allora numero 4 del mondo Evgeny Kafelnikov, prima di arrendersi ad Albert Costa. In carriera ha preso parte a dieci tornei del Grande Slam, raggiungendo per tre volte il secondo turno sull’erba di Wimbledon. Ha giocato anche per due volte nella nazionale di Coppa Davis, entrambe nel 2002, contro Finlandia e Portogallo. Ritirato nel 2012, oggi lavora come maestro al Circolo Tennis Rimini, per cui gioca anche il campionato nazionale di Serie B.
(*) Articolo tratto dal numero di giugno 2017 della rivista "Il Tennis Italiano"
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