Nessun annuncio shock per Stan Wawrinka. Lo svizzero fa solo il punto della sua situazione in vista del 2018, con l'obiettivo di tornare in campo a Melbourne, anche se il ginocchio non è ancora al 100%. Dice che senza l'aiuto di Pierre Paganini avrebbe forse mollato, e dimostra di avere il dente avvelenato con Magnus Norman. Ma il nome del sostituto non c'è ancora.Chi si aspettava una notizia bomba, pronta ad accendere i dibattiti anche nella fredda off-season, sarà rimasto deluso. La conferenza stampa tenuta da Stan Wawrinka in una Ginevra innevata non è servita ad altro che a fare un rapido punto della sua situazione, entrare nei dettagli del problema al ginocchio che l’ha costretto ad andare sotto i ferri per due volte, e accennare i programmi per il 2018. In un periodo in cui anche le comunicazioni più importanti vengono date quasi esclusivamente tramite i social network, la scelta di indire una conferenza stampa aveva fatto sospettare l’arrivo di qualche notizia davvero importante, come l’ingaggio di un supercoach di primissimo piano, o addirittura un possibile ritiro o qualche brutto scherzo dall’antidoping, dato che l’ultima big ad aver chiamato a raccolta i giornalisti era stata Maria Sharapova, per la famosa conferenza stampa del caso Meldonium. Invece, non solo Wawrinka ha tutte le intenzioni di andare avanti, ma per ora non ha nemmeno individuato il sostituito di Magnus Norman. “Fisicamente non sono ancora al 100% – ha detto Wawrinka al Geneva Country Club – ma sto lavorando duramente e mi sembra di essere sulla strada giusta. Le due operazioni sono state difficili da affrontare, specialmente la seconda, particolarmente invasiva. Avevo una sorta di buco nella cartilagine del ginocchio, che mi porto dietro dallo Us Open del 2016, e l’intervento serviva per sistemarlo e far rigenerare la cartilagine. Ci vorrà ancora del tempo, ma il mio tennis è sempre lo stesso. In questi cinque mesi non ci sono stati molti momenti felici, e visto quello che mi è successo, senza l’aiuto di Pierre Paganini (lo stesso preparatore atletico di Federer, ndr) avrei probabilmente chiuso qui la mia carriera”.“ALLENATORE? NON C’È FRETTA”
Se tutto andrà come deve andare, lo svizzero tornerà in campo a Melbourne, per poi giocare a Rotterdam, Marsiglia, Indian Wells, Miami e Monte Carlo nei primi quattro mesi dell’anno nuovo. Nessuna notizia, invece, sul possibile sostituito di Norman, che dopo quattro anni di collaborazione l’ha abbandonato a fine ottobre. Un addio che Wawrinka non ha digerito, e per il quale pare abbiaancora il dente avvelenato. “La sua decisione – ha detto – è stata una vera sorpresa, uno shock. A maggior ragione perché nel momento più duro della propria carriera uno pensa di poter contare sulle persone più vicine”.In effetti, il loro era qualcosa più di un rapporto professionale. Si può dire che si siano resi grandi a vicenda: lo svedese l’ha fatto diventare un campione capace di vincere tre tornei del Grande Slam, ed è merito dei successi di Wawrinka se oggi quando si parla di miglior coach del mondo la candidatura di Norman è sempre fra le più gettonate. “Non ho fretta di trovare un nuovo allenatore, e sono interessato a tanti profili diversi. Ho bisogno di qualcuno che possa portare qualcosa di nuovo nei miei allenamenti”. Nella sua lista c’è anche Paul Annacone, lo storico coach di Pete Sampras, che per tre anni (2010-2013) ha lavorato anche con Roger Federer. Lo statunitense aveva già dato una mano a Wawrinka per l’ultima stagione sull’erba, e anche se i risultati non sono stati particolarmente felici (due match, due sconfitte) pare che il rapporto fra i due sia destinato a continuare. Nelle prossime settimane se ne sarà di più. Ora sta a Wawrinka dimostrare di poter fare il Wawrinka anche senza Norman, e di tempo a disposizione ne avrà a sufficienza. “Punto a giocare per altri tre o quattro anni – ha chiuso –anche se per il momento l’unico obiettivo è quello di essere pronto per giocare l’Australian Open”. Mancano esattamente 45 giorni: la corsa contro il tempo è iniziata.
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...