Da ragazzino, Ramkumar Ramanathan era come tanti giovani indiani. Ogni appassionato di tennis si recava a Chennai per seguire l'unico torneo ATP organizzato nel Paese (da quest'anno, l'evento è stato spostato a Pune) e faceva in tifo per i suoi connazionali. In particolare, "Ram" seguiva con passione Leander Paes e Mahesh Bhupathi. La leggenda per eccellenza del tennis indiano, almeno nella storia recente, è il 45enne Paes. In occasione di un torneo di Chennai, un giovane Ramanathan chiese un autografo a Paes: il ricordo è stato digitalizzato e oggi Ramanathan lo conserva nel suo telefonino. Da allora sono passati quasi 20 anni e quel bambino non avrebbe mai immaginato che Paes lo avrebbe raggiunto per fargli i complimenti. Ramkumar aveva appena battuto Vasek Pospisil, centrando la prima semifinale ATP in carriera. Uscito dal campo, per tornare negli spogliatoi, ha incontrato Paes, che era in attesa di giocare. Leander ha giocato il doppio, suo primo impegno dopo quasi quattro mesi. “Ben fatto, rimani a testa alta e continua così” gli ha detto Paes. “Mi dà sempre grande fiducia, sia dentro che fuori dal campo – dice Ramanathan – Capita di uscire e c'è sempre una chiacchiera sul tennis, ma non solo. Mi sento a mio agio, è quello di cui ho bisogno. Non è che voglio parlare soltanto di tennis”. I due si sono trovati a trascorrere molto tempo insieme a Newport, laddove Paes ha vinto il suo unico titolo ATP, esattamente 20 anni fa. Segno del destino? Forse. Di sicuro, Ramanathan non aveva mai raggiunto certe vette. “È una sensazione incredibile, non avrei mai pensato che sarebbe successo, ma ho continuato a lavorare duro e a spingere nei momenti difficili. Ho creduto in me e questo mi ha permesso di arrivare dove sono oggi”.
PAES: "SONO FIERO DI LUI"
Ramkumar è orgogliosamente indiano, ma la sua formazione è europea: si allena a Barcellona presso l'accademia di Emilio Sanchez e Sergio Casal. Si occupa di lui direttamente Sanchez, ma questa settimana non è a Newport. Per questo, Paes e il suo allenatore Mark Wirth si sono offerti di dargli una mano. “Sono orgoglioso di Ram perché è un ragazzo che lavora duro. Ha un gran gioco e tante abilità – dice Paes – da parte mia, mi limito a fargli da mentore e semplificare il suo tennis”. Questa semifinale è ancora più dolce perché si è presentato nel Rhode Island reduce da cinque sconfitte consecutive. Tuttavia, Paes non è sorpreso dai suoi risultati. “Ho visto che ha giocato diversi match complicati. Alcune sconfitte sono arrivate dopo match equilibrati, e quando siamo arrivati a Newport mi sono reso conto che aveva una buona opportunità. Si trattava soltanto di semplificare alcune cose nel suo gioco e ottimizzare il suo talento – continua Paes, che insieme a James Cerretani ha perso nei quarti di finale – sono fiero di lui. Io scelgo sempre di incoraggiare tramite un atteggiamento positivo. Tutti i giocatori sono forti, tecnicamente e mentalmente. Per questo, il margine tra vittoria e sconfitta è molto ridotto. Tutto può dipendere da una palla break, un singolo colpo… soprattutto sull'erba”. Ramanathan ha recepito il messaggio e sta cercando di trasferirlo in campo. In semifinale troverà un altro esordiente a questi livelli, l'americano Tim Smyczek. Dovesse vincere il torneo, sarebbe una suggestione incredibile: vent'anni dopo Paes, nel club che ospita il museo della Hall of Fame, dove sono conservati diversi oggetti utilizzati dallo stesso Paes. Ma il tennis, si sa, ogni tanto propone curiosi corsi e ricorsi storici.