Il Grand Slam Development Fund, nato nel 1986, dovrebbe aiutare l’ITF a far crescere il tennis nei paesi in via di sviluppo. Ma si è attestato su cifre ridicole…Tutto è partito grazie a una donazione. Nel 1986, l’All England Club ha versato 100.000 sterline all’ITF. "Usate quei soldi per sviluppare il tennis nei paesi più poveri". Ben presto, si aggregarono gli altri Slam e nacque il Grand Slam Development Fund, che ancora oggi rappresenta una buona fetta del Programma di Sviluppo ITF. Ogni anno, gli Slam versano all’ITF 1,6 milioni di dollari da investire nei paesi più poveri. Soldi che servono per organizzare tornei e circuiti, o magari garantire borse di studio ai giovani più promettenti. Ovviamente, si focalizzano sull’attività giovanile. Diversi giocatori hanno usufruito del Grand Slam Developing Fund (GSDF): il sito ITF ricorda Victoria Azarenka, Gustavo Kuerten, Na Li, Nicolas Lapentti e tanti altri. Dal 1986 ad oggi, gli Slam hanno versato circa 40 milioni di dollari. Il progetto è in mano a 10 persone che – a tempo pieno – cercano di dare una mano a circa 180 paesi. Non c’è dubbio che sia stato un successo, ma all’alba del 2014 ci si domanda se si possa fare di più. I tornei del Grande Slam generano profitti altissimi. Stati Uniti, Australia, Francia e Gran Bretagna hanno le federazioni più ricche grazie ai loro super-tornei. Qualche tempo fa, il New York Times ha rivelato che il reddito della USTA (nel 2010) era di 243 milioni di dollari. Circa l’80-85% proviene dallo Us Open. Non c’è da stupirsi: si tratta dell’evento sportivo (su scala annuale) che produce il maggior impatto economico. E’ stato stimato che gli Slam generano circa 300 milioni annui di profitti. Di questi, il 99% viene reinvestito o comunque utilizzato per i programmi nazionali. E’ legittimo domandarsi se sia giusto. Il milione e seicentomila dollari versati all’ITF sono una percentuale misera. Che risieda anche qui la ragione del sottosviluppo (tennistico, ma non solo) di diverse aree del mondo? Le cifre parlano chiaro: nel 2012, l’ITF ha destinato 4,62 milioni di dollari a questi progetti: 2,5 li ha messi di tasca propria, 1,62 sono arrivati dagli Slam e circa 500.000 dollari (504.865, per l’esattezza) sono frutto di un fondo di solidarietà olimpica. Il solo Masters 1000 di Shanghai spende di più.

Se ogni Slam fosse obbligato a donare 5 milioni, ogni anno ci sarebbe un tesoretto da investire in tanti modi: nuovi eventi, più prize money, più ospitalità nei piccoli tornei. Per esempio, si potrebbe raddoppiare e forse triplicare il montepremi dei tornei futures, dando un piccolo respiro a chi perde ai primi turni. Il tennis non potrà mai basarsi su un ideale socialista, perchè chi vince va avanti ed è giusto che guadagni di più. Tuttavia, con 20 milioni di dollari in più (che rappresentano meno del 7% del profitto totale), circa 400 giocatori avrebbero un introito di 50.000 dollari E’ da qui, dalla base, che il tennis può e deve migliorare. Negli ultimi 2 anni, i tennisti si sono vigorosamente lamentati per la distribuzione del prize money negli Slam. Onde evitare il rischio di scioperi, i tornei si sono adeguati e hanno aumentato la percentuale del fatturato da destinare ai giocatori. Nel 2017, lo Us Open offrirà ben 50 milioni. Cifre immense, ma non così enormi se pensiamo che attualmente la USTA incassa 40 milioni all’anno per i diritti TV, che diventeranno 70 quando ESPN diventerà host-broadcaster. E il costo dei biglietti continuerà ad aumentare, così come il numero di spettatori, anche se l’ultima edizione non ha fatto registrare il record di pubblico (hanno raccolto 713.026 presenze, quarta maggiore affluenza di sempre). Nel golf, ci sono circa 100 professionisti che guadagnano più di un milione di dollari all’anno, mentre nel tennis sono circa 25. Nei grandi sport professionisti, gli atleti guadagnano il 45-50% degli incassi totali delle rispettive leghe, mentre il tennis è sotto il 20%. Si tratta di lotte giuste, ma sarebbe opportuno ricordarsi del Grand Slam Development Fund. O forse qualcuno pensa che il prize money di chi perde al secondo turno del Roland Garros sia più importante?

Se l’ITF non prenderà iniziative, siamo sicuri che lo status quo sia destinato a durare? L’unico organizzatore che si è schierato apertamente contro l’immutabilità degli Slam è stato Ion Tiriac, che con il suo Madrid si è sempre detto pronto a organizzare un Major. Riflettiamo: i tornei del Grande Slam sono un grande affare. Enorme. Dove sta scritto che gli utili debbano per forza finire nelle mani di quattro nazioni, e per giunta le stesse? Ad oggi, molte nazioni possiedono le infrastrutture necessarie per uno Slam. Basti pensare ai monumentali impianti cinesi, sia a Pechiino che a Shanghai. E il medio-oriente? E il rampante Sud America? Sarebbe così folle pensare a un Grande Slam itinerante, un po’ come succede alle ATP World Tour Finals? L’idea ha una logica, ma molto difficilmente si realizzerà. Ma resta il problema di fondo: non è giusto che quattro nazioni tengano per sè un indotto che arriva da ogni parte del mondo. Le nazioni del Grande Slam, ovviamente, non vogliono condividere i loro profitti, perchè ci rimetterebbero i programmi nazionali. Ma davvero è meglio così? Oppure sarebbe più opportuno diffondere la ricchezza per consentire a più nazioni di creare tornei, eventi e giocatori? Anzichè spendere 300 milioni per i loro programmi nazionali, Australia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti non potrebbero accontentarsi di 270 per dare una mano al resto del mondo? Una donazione del 10% degli utili aumenterebbe in misura importante il numero di giocatori. E magari, per la prima volta, emergerà qualche tennista dall’Africa nera. In tante conferenze stampa, Francesco Ricci Bitti (presidente ITF) si è detto soddisfatto dei programmi di sviluppo, ribadendo che il lavoro più delicato è proprio in Africa. Se l’ITF ne è consapevole, perchè consentire agli Slam di donare soltanto le briciole? I profitti dei Major sono aumentati in misura esponenziale, mentre i contributi sono rimasti uguali. Lo diciamo da tempo: la vera giustizia non riguarda i 5.000 dollari in più per chi perde al primo turno di uno Slam, ma raddoppiare il numero di tennisti che guadagna una cifra dignitosa. Se oggi solo 200 tennisti (uomini e donne compresi) portano a casa cifre dignitose, perchè non portarli a 400? C’è poi la questione dei paesi sottosviluppati. Ancora oggi, nel 2013, si sentono storie clamorose, a partire dai campi in sterco di cavallo che si trovano in Nigeria piuttosto che in Burundi. Per portare un minimo di dignità, tuttavia, c’è bisogno che l’ITF istituisca l’obbligo di supportare il fondo con maggiore generosità. I tempi sono cambiati: 20 anni fa, 400.000 dollari a Slam era una cifra ragionevole. Oggi è anacronistica. La soluzione? Obbligarli a versare una percentuale fissa dei propri utili, che sia il 5% o (ancora meglio) il 10%. Così facendo, si darebbe una vigorosa spallata anche al fenomeno delle scommesse, sempre più diffuso proprio nei tornei minori. Quelli frequentati dai tennisti che non riescono a mettere insime il pranzo e la cena.

IL PROGRAMMA DI SVILUPPO ITF 2012
TOTALE: 4,6 milioni di dollari
ITF – 2.500.000$
Grand Slam Development Fund – 1.620.000$
Olympic Solidarity – 504.865$

COME VIENE UTILIZZATO
Squadre giovanili e spese di viaggio – 1.049.000$
Circuiti junior – 847.000$
Stipendio dei funzionari – 751.000$
Centri di allenamento – 812.000$
Formazione dei coach – 492.000$
Equipaggiamento – 317.000$
Iniziative sul tennis giovanile – 177.000$
Sovvenzioni ai tornei professionistici – 88.000$
Sovvenzioni alle strutture – 70.000$
Spese generali – 18.000$