Redazione
21 December 2018

PRINCE TEXTREME2 TOUR 100

Disponibile dal prossimo mese di febbraio, abbiamo testato in anteprima la nuova Tour 100 che sfrutta la tecnologia Textreme di seconda generazione. Un telaio decisamente flessibile, che aiuta chi ama offendere ma godendo di un’ottima sensibilità all’impatto. Molto importante la scelta di corda e tensione che possono cambiare non poco le prestazioni del telaio. Da non sottovalutare anche la versione da 290 grammi
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LAB TEST
dati del telaio incordato
Lunghezza: 68,5 cm
Ovale: 100 pollici
Rigidità: 62
Profilo: 22-23-20 mm
Peso: 328 grammi
Bilanciamento: 32 cm
Inerzia: 320
Incordatura: 16x18

«Che senso avrebbe ripetere uno dei tanti telai in commercio?». Dice bene Marco Gazziero, co-distributore di Prince in Italia che conosce bene le esigenze degli appassionati, visto che è proprietario di uno dei negozi più grandi e specializzati d’Italia, l’Eiffel59 Tennis Shop di Casale Monferrato. Ecco perché questa nuova Prince Textreme2 Tour 100 piace, perché è diversa dalle sue colleghe, soprattutto nel grado di rigidità. O meglio, di flessibilità, di cui abbonda. Una differenza sostanziale perché la si avverte fin dai primi colpi e che offre, soprattutto agli agonisti, alcuni vantaggi non trascurabili, in termini di sensibilità e velocità di uscita della palla, soprattutto se si trova un adeguato set-up con le corde, tratto sempre più caratteristico (e significativo) per una racchetta.

A livello tecnologico (Prince si è sempre distinta sotto questo aspetto), va sottolineata la seconda generazione di Textreme, un sistema che permette di intrecciare le fibre di carbonio in fase di costruzione. In più, è da notare l’aggiunta di Twaron, una fibra sintetica che resiste alle alte temperature, sviluppata nei primi anni Settanta dalla società olandese AKZO e che consente di ottenere un feeling ottimale con la palla. Secondo i racquetholics, è lo stesso materiale utilizzato nella vecchia Head Pro Tour 630, che infatti godeva di un feeling che qualcuno definiva perfino magico. In generale, potremmo definirlo un classico telaio americano, nel senso che si addice soprattutto ai giocatori offensivi (negli States si gioca soprattutto su hard courts, quindi è normale crescere con certi diktat tecnico-tattici) che amano spingere, più che ai difensori (che di solito rifuggono le superfici rapide e cercano nell’amata terra rossa un’alleata preziosa). Il peso è abbastanza consistente (ormai così bisogna definirlo quando si sale sopra la fatidica quota di 300 grammi, senza corde) ma il bilanciamento consente di avere adeguata manovrabilità, in quella perpetua ricerca dei compromessi ideali tra spinta e controllo, colpi piatti e spin. Un Sacro Graal più difficile da conquistare di quello vero ma che si cerca quantomeno di accarezzare: e con la nuova Tour 100 si picchia e si tocca, perché spinta e sensibilità viaggiano a braccetto.

Un aspetto tutt’altro che trascurabile è il comfort di gioco. Il proliferare di telai rigidi ha portato come conseguenza il riacutizzarsi della più celebre patologia del tennis, i fastidi al gomito. Ebbene, quando il grado di flessibilità aumenta, ecco che anche l’impatto risulta meno dannoso per muscoli e articolazioni. Non è quindi una racchetta troppo amata dai fisioterapisti. Detto che il set-up con le corde e relativa tensione può far variare non poco le caratteristiche di questo telaio (e gli agonisti puri godranno con un monofilo soft a tensioni non troppo alte, che garantisce ottimo controllo e uso delle rotazioni), è giusto rilevare il buon gusto dei designer: il look è cattivo il giusto, moderno nei suoi dettagli, senza venir meno alla storica combinazione nero-verde che ha reso celebre il brand.

THE TEST
La prima indicazione alla base di questo telaio è relativa alla flessibilità, non tanto a livello del cuore della racchetta ma del piatto corde, con valori di rigidità ridotti anche oltre il 15% rispetto alla stragrande maggioranza dei telai attuali. Se quindi la tendenza è sfiorare (talvolta superare) quota 70RA, con questa nuova versione della Pro 100, si superano appena i 60RA. Una differenza notevole, che in campo si avverte fin dai primi colpi. Racchetta dal peso consistente (328 grammi) ma con un bilanciamento che la rende comunque maneggevole (32 centimetri, tutto a telaio incordato) ma con una buona attitudine alla spinta (320). Il profilo è variabile da 20 a 23 millimetri, con un ovale da 100 pollici quadrati che, unito a uno schema di incordatura da 16x18, permette un’ottima resa delle rotazioni e un’uscita di palla veloce. Il grado di rigidità, come abbiamo sottolineato, è basso, con una flessibilità simile alle racchette dei pro. Dunque, la prima sensazione è molto particolare (data appunto la scarsa abitudine a telai così flessibili) con la palla che affonda nel piatto corde e ne esce a gran velocità, con un controllo che è proporzionale alla scelta di corda e tensione che incidono molto sulle prestazioni di questo telaio. La botta piatta è meravigliosa perché la buona manovrabilità consente di spingere con agio e l’effetto fionda aiuta. L’ideale è il colpo pieno, con quel minimo di top spin che garantisce più sicurezza, una traiettoria più alta sopra la rete e maggior pesantezza di palla. A goderne, i giocatori offensivi e quelli che amano appoggiarsi ai colpi dell’avversario. Minor goduria per i difensori. Ovviamente, data l’ottima sensibilità, si tocca a dovere e quindi si può variare col back e venire a rete a prendersi il punto, usando il fioretto e non solo la spada. Che però torna utile in un colpo che esce particolarmente bene: la prima di servizio, devastante nella soluzione piatta.

A CHI LA CONSIGLIAMO. Al giocatore agonista che ama spingere, offendere più che difendere. Ideale per chi cerca la spinta costante con adeguato controllo, che ama lo spin (anche se non esasperato) e soprattutto i telai morbidi, belli flessibili, come accade spesso anche a livello pro. Si sente meglio l’impatto sulla palla e, se il braccio viaggia veloce, si riesce a far muovere velocemente la testa della racchetta e avere un effetto fionda notevole. Astenersi puri ribattitori.

LA CORDA IDEALE. Si può svariare molto ma con una certa attenzione perché è un telaio che può cambiare certe sue caratteristiche a secondo della corda. L’agonista può stare sul monofilo, visto che la racchetta è già flessibile di suo, per ottenere maggior controllo. Altri possono optare per armeggi più morbidi ed estremizzare il concetto di sensibilità. Val la pena provare un paio di soluzioni diverse.

ON COURT
Lorenzo, 47 ANNI classifica 3.2 Al principio pensavo ci fosse qualcosa che non andava nel telaio perché ormai siamo abituati a rigidità che superano i 70RA, figurarsi a impugnare un telaio che va appena sopra i 60. Una bella sensazione all’impatto, la palla che fionda via veloce, con una traiettoria precisa e notevole spinta. Un buon set-up con le corde permette di trovare i giusti equilibri per picchiare con adeguato controllo. La prima di servizio è una vera cannonball.

Gabriele, 34 ANNI classifica 3.3 Io picchio forte. Sul campo da tennis, sia chiaro. Per me il tennis è potenza, la goduria colpire un winner. Certo, non mi dispiace vincere le partite, quindi scelgo attrezzi come questa Prince che esalta le botte piatte ma offre una bella sensazione di controllo. Sento bene la palla sulle corde e quindi ho più fiducia quando pesto. E poi l’impatto è confortevole, una condizione essenziale per giocare in spinta. Col braccio affaticato, come potrei riuscirci?

Samuele, 24 anni, classifica 3.1 Mamma, quanto spinge. Con un buon monofilo, non troppo rigido, tiro delle catenate con grande sicurezza e una sensazione di ottimo controllo e precisione. La botta piatta fa malissimo, un filo di top spin rende il colpo più pesante e sicuro. Al volo, l’impatto è bello secco ma data la sensibilità si tocca con grande precisione, così come dal fondo si varia bene col back, anche se è la fase d’attacco quella che si lascia decisamente preferire.
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