Superati i 30 anni, con una signora carriera alle spalle, Kaia Kanepi si era resa conto che ignorare i segnali del corpo non era una grande idea. Lo ha fatto per tutta la carriera, continuando a giocare nonostante i dolori alla schiena e al tendine d'achille. Curiosamente, quando soffriva di questo problema, ha raggiunto la sua miglior classifica, nel 2012 (n.15 WTA). Ma nel 2016 non ne poteva più, vittima del virus di Epstein Barr (da cui può nascere la mononucleosi, ma anche malattie ben più gravi) e di una fastidiosa fascite plantare a entrambi i piedi. Allora si è fermata, a tempo indeterminato. Niente annunci, ma neanche la certezza di tornare. La pausa le ha fatto bene, visto che oggi festeggia gli ottavi allo Us Open grazie a una splendida vittoria (3-6 6-2 7-5 lo score) su Naomi Osaka, la ragazza che aveva monopolizzato l'attenzione in avvio di torneo, spazzando via la campionessa in carica Angelique Kerber. Sul Campo 5, la Kanepi ha spinto a volontà nel primo set, ha rifiatato nel secondo e ha lottato duramente nel terzo: avanti 2-0, ha perso quattro game consecutivi e sembrava finita. Invece è rimasta a galla, ha cancellato alcune palle per il 3-5 e ha finito a braccia alzate. Soltanto qualche mese fa, tutto questo sembrava lontanissimo. Dopo aver giocato l'ultimo torneo, nel giugno 2016, ha deciso di prendersi una pausa. “Non sapendo cosa avrei fatto, non ho nemmeno curato l'infortunio ai piedi, non mi importava”.
GUIDA SUL GHIACCIO
Allora ha preso la sua auto, accompagnata dal suo fido cagnolino Bossu, e ha girato per il paese andando a trovare i suoi amici. Non contenta, si è spostata nella vicina Finlandia e si è dedicata alla guida sul ghiaccio. In mezzo ai ghiacciai, ha dato spettacolo con la sua auto. Era l'unica donna di un gruppo che comprendeva 33 uomini. “In Finlandia ti insegnano a guidare in condizioni estreme, mi piaceva tantissimo e pensavo che mi giudicassero, invece non hanno detto niente”. Esperienza divertente, ma la sua vita è un'altra. Si è presa una vacanza alle Hawaii, ma il fisico non era ancora a posto. “Ero stanca di svegliarmi ogni giorno con i dolori, allora ho deciso di sistemare i piedi. Ho fatto un po' di trattamenti, dopodiché ho iniziato ad allenarmi con Gerd Kanter, lanciatore del disco che ha partecipato alle Olimpiadi del 2008”. Le faceva da sparring partner, lavorava con la palla medica e faceva un po' di preparazione atletica. “Ma non ho mai lanciato il disco!” dice la estone, che negli ottavi se la vedrà con Daria Kasatkina (autrice dell'eliminazione di Jelena Ostapenko). A gennaio ha ripreso a impugnare una racchetta: “A quel punto mi sono resa conto che avrei potuto provarci”. Si è allenata a lungo, voleva essere sicura che il corpo rispondesse. Al primo torneo (un ITF da 25.000 dollari, a Essen) ha subito vinto il torneo, battendo in finale l'altra rediviva Patty Schnyder. “Ho vinto agevolmente il primo turno, ma il giorno dopo ero davvero stanca. Il corpo ha avuto bisogno di un po' di tempo per ritrovare il ritmo, ma poi le cose si sono messe a posto. Ho imparato che la salute è la prima cosa, non bisogna mai ignorare i segnali del corpo. In passato l'ho fatto spesso, adesso basta”.
UN DRITTO CHE FA MALE
Dopo aver tentato le qualificazioni a Wimbledon (senza fortuna), ha vinto un altro ITF in Estonia. Un altro mese di rifinitura, dopodiché eccola a New York, per le qualificazioni dello Us Open. Sette anni fa raggiungeva i quarti, stavolta non sapeva cosa aspettarsi. Entrata in tabellone senza grossi patemi, ha battuto Francesca Schiavone al primo turno (dopo aver perso 6-0 il primo set), poi Yanina Wickmayer al secondo. Contro la Osaka, 12 anni più giovane, ha fatto una mezza impresa. “Nel circuito ci sono tante facce nuove, ho provato una strana sensazione, però molte ragazze mi hanno accolto bene”. E poi non è più l'unica estone nel circuito, visto che in questi mesi è esplosa Anett Kontaveit. Kaia non è mai stata troppo magra, ma oggi è ancora più massiccia. Eppure si muove discretamente e la sua palla è molto, molto pesante. Picchia a più non posso con il dritto, colpo che prende velocità dopo il rimbalzo. Kaia è una giocatrice vera, capace di vincere quattro titoli WTA (l'ultimo a Bruxelles nel 2013) e raggiungere per cinque volte i quarti in un torneo del Grande Slam. La sua è l'anti-storia, quanto di più distante ci sia dal pubblicizzato ritorno di Maria Sharapova. Della sua assenza si erano accorti in pochi. Gli sponsor l'hanno abbandonata, al punto che allo Us Open gioca con abiti privi di griffe. Ma intanto vince, sorride e si gode il momento. In un tabellone senza reali padrone, occhio a chi può giocare col sorriso, senza pensare ai punti, alle conseguenze, ai soldi da guadagnare o alle tante piccolezze che riempiono la vita dei tennisti. Quella fase, Kaia Kanepi, l'ha già passata.