La stampa spagnola rivela il montepremi della nuova Davis. Stabilita a priori la ripartizione tra giocatori e federazioni: i tennisti prenderanno il doppio rispetto alle associazioni. Il prize money dovrebbe essere superiore rispetto alla World Team Cup. L'ultima frontiera del romanticismo tennistico rischia di diventare una questione di soldi.

Tra meno di un mese dovrebbe essere decretata la morte della vecchia Coppa Davis. Dal 13 al 16 agosto, l'Assemblea Generale dell'ITF sarà chiamata a pronunciarsi sulle proposte di modifica per rivoluzionare il format attuale, inaugurato nel 1981 con l'istituzione del World Group. Sarebbe un rivoluzione, con diciotto squadre racchiuse in un'unica sede. Secondo indiscrezioni piuttosto autorevoli, la sede sarebbe già stata decisa: si giocherebbe presso il lo Stade Pierre Mauroy di Lille, in Francia, splendido impianto con tetto retrattile che soddisferebbe i complessi requisiti organizzativi. A guidare l'organizzazione, insieme all'ITF, c'è il Gruppo Kosmos, facente capo al calciatore del Barcellona Gerard Piquè: l'ultima indiscrezione, emersa dalla stampa spagnola, è il montepremi messo in palio. Sembra che ogni edizione offrirà quasi 23 milioni di euro (27 milioni di dollari), così suddivisi: 15,3 per le squadre e 7,6 per le federazioni. Cifre invitanti, che potrebbero essere un fattore a favore del “sì” all'assemblea di Orlando, anche se – solitamente – questo genere di votazioni sono piuttosto prevedibili, nel senso che le intenzioni di voto sono ben note. E le ultime indicazioni fanno pensare che il fatidico 66,6% richiesto per l'approvazione sia già virtualmente raggiunto. Senza una ragionevole certezza di vincere, difficilmente il consiglio direttivo guidato da Dave Haggerty si esporrebbe così tanto. Non a caso, una serie di modifiche proposte l'anno scorso (la Final Four a Ginevra e l'allargamento del World Group di Fed Cup) furono dismesse prima della votazione: evidentemente, sapevano che non sarebbero passate.

IL DOPPIO AI TENNISTI, LA METÀ ALLE FEDERAZIONI
Stavolta Haggerty e il suo consiglio si giocano moltissimo: in caso di sconfitta, l'unico gesto possibile sarebbero le dimissioni. Ma torniamo ai prize money: il format attuale prevede una serie di premi in base ai risultati, ma l'ITF non lo rende pubblico. Ogni federazione riceve una compensazione per gli incassi pubblicitari e i diritti televisivi raccolti dall'ITF. Oltre a quello, le federazioni incassano i quattrini del title sponsor della nazionale (in Italia, le squadre di Davis e Fed Cup hanno recentemente siglato un accordo biennale con Italgas) più la cifra sborsata dagli organizzati delle varie partite interne. Tutto questo sparirebbe con la nuova proposta. Fondamentalmente, agli atleti andrebbe il doppio rispetto alle federazioni. La soluzione potrebbe essere gradita ai tennisti, spesso soggetti a trattative private – non sempre facili – per stabilire premi e rimborsi. Il quotidiano spagnolo AS ha avuto accesso alla distribuzione dei montepremi della nuova Davis. Tra l'altro, il numero dei componenti di ciascun team tornerà ad essere di quattro giocatori dopo che quest'anno era stato aumentato a cinque. Dovesse passare la riforma, sarebbe la modifica con vita più breve nella storia del tennis. Qui sotto, le cifre che sarebbero messe in palio dalla nuova Coppa Davis. Le cifre sono espresse in euro.

VINCITORE: 2,1 milioni di euro per i giocatori / 1,06 per la federazione
FINALISTA: 1,5 milioni per i giocatori / 725.000 per la federazione
SEMIFINALISTE: 1,3 milioni per i giocatori / 643.000 per la federazione
QUARTI: 1,1 milioni per i giocatori /515.000 per la federazione
FASE A GRUPPI: 515.000 per i giocatori / 256.000 per la federazione

UNA GARA A CHI GUADAGNA DI PIÙ
Le squadre che giocano gli spareggi per il World Group incasserebbero 130.000 euro a testa (indipendentemente dal risultato), mentre le vittorie nel Gruppo I frutterebbero 107.000 (64.500 le sconfitte) e quelle nel Gruppo II 85.700 (55.700 le sconfitte). In questo caso, non ci sarebbe una regola stabilita sulla suddivisione tra giocatori e federazioni. Considerando il misero budget di diverse nazioni impegnate nei gruppi zonali, non sono da escludere contrasti per la spartizione della torta. Al contrario, le diciotto nazioni che avrebbero accesso a Lille avrebbero una tabella di premi ben chiara: la cifra destinata alle federazioni andrebbe a compensare i mancati introiti, garantiti dalla formula attuale. Dal punto di vista tecnico, la nuova Davis diventerebbe una semplice esibizione. Secondo molti, non sarebbe più degna di essere chiamata "Coppa Davis". Dal punto di vista economico, invece, sarebbe una buona operazione sia per l'ITF che per le singole federazioni. Come abbiamo già detto, il fattore-soldi potrebbe fare la differenza al momento di mettere la crocetta. Il montepremi complessivo di 27 milioni di dollari sarebbe superiore rispetto a quello ipotizzato per la nuova ATP World Team Cup, la manifestazione-fotocopia che nascerà nel 2020, in Australia (il montepremi dovrebbe attestarsi sui 15 milioni). Le sfide tra nazioni, uno degli ultimi aspetti romantici del nostro sport, rischiano di diventare una battaglia a chi guadagna (e offre) di più. “Ma davvero vogliamo ridurre tutto a una questione di soldi?” aveva detto Yannick Noah durante la vittoriosa trasferta della Francia contro l'Italia. Chiunque ami il tennis non può che essere d'accordo. Ma i soldi non hanno colore né nazionalità. E Noah lascerà l'incarico a fine 2018. Di queste faccende non ne vuole sapere.