Redazione
01 February 2019

WILSON CLASH 100 TOUR

Una racchetta ben diversa da tutte le altre, capace di restare morbida quando si colpisce soft e di irrigidirsi più si tira forte. Controllo e precisione sono le caratteristiche principali ma riesce ad assecondare tante esigenze. A patto di trovare un buon feeling e un set up ideale
La nuova Wilson Clash 100 Tour
(il test completo sul numero di febbraio di Tennis Italiano)

LA SCHEDA

dati del telaio non incordato

Lunghezza: 68,5 cm
Ovale: 100 pollici
Rigidità statica: 55 RA
Rigidità dimanica: 63,5 DRA
Profilo: 25 mm costante
Peso: 310 grammi
Bilanciamento: 30,5 cm
Swingweight: 292 kg/cmq
Spinweight: 303 kg/cmq
Twistweight: 11 kg/cmq
Incordatura: 16x19

LAB TEST ( a cura dell'ing. Gabriele Medri)
A prima vista, sembra una variazione sul tema di racchetta profilata, con forme non troppo dissimili da altri telai e che presenta similarità con la Wilson Ultra, soprattutto per quanto riguarda la dimensione del piatto corde, lo schema di incordatura, le nervature presenti nella parte mediana del telaio e altri dettagli. Dai dati strumentali, appaiono evidenti le peculiarità che lo rendono così particolare: il bilanciamento fortemente al manico (30.5cm) offre una sensazione di peso inferiore a quanto indica la bilancia (310g). Il profilo è costante e piuttosto marcato (25mm), accoppiato a una flessibilità molto elevata, 55 RA di rigidezza statica, dato che scende ulteriormente di un paio di punti a racchetta incordata. La rigidezza del telaio risulta distribuita in maniera omogenea, senza la presenza di punti particolari di flessione o irrigidimento. In questo senso, la testa della racchetta risulta piuttosto solida ma in modo armonico e funzionale alla natura del telaio; tale solidità infatti, contribuisce a ottenere un valore di inerzia che permette una viva manovrabilità, ma senza eccessi. La stabilità trasversale (Twistweight) è discreta pur non essendo in presenza di una racchetta massiccia e rocciosa, favorita da uno sweetspot veramente generoso. La zona utile di impatto è ampia e favorisce la presa delle rotazioni, i recuperi e il gioco di volo, il tutto accompagnato da una notevole morbidezza, comfort e flessibilità. I valori di inerzia e flessibilità lasciano presupporre una propensione al controllo più che alla spinta. La buona resa del top spin è favorita dalla maglia piuttosto larga e dalla forma dei grommet che, pur non essendo di diametro gigante, lasciano buone possibilità di movimento alla corda per favorire lo snap-back (la capacità della corda di tornare nella sua posizione dopo l’impatto), ma è necessario possedere buona tecnica e lasciare andare in decontrazione la testa della racchetta per ottenere la massima rotazione. È una racchetta classica-moderna o profilata-non-profilata, visto che combina piuttosto bene manovrabilità, controllo e capacità di generare spin. Ideale per i giocatori dotati di una discreta base tecnica, stile classico e ottima propensione alle variazioni.
ON COURT
Non è il Sacro Graal del tennis ma è certamente una novità tra le più interessanti delle ultime stagioni. In sostanza, l’obiettivo degli ingegneri Wilson è stato quello di scovare un materiale che permettesse al telaio di essere flessibile quando si colpisce morbido (per ottenere soprattutto comfort e sensibilità) e, come per magia, di irrigidirsi quanto più si tira forte (per avere controllo e precisione). Un binomio affascinante e confermato dal test in campo. Per questo si allarga la potenziale base di utenza, benché il giocatore di club, anche di buon livello, si fa preferire all’agonista puro. Il top resta la botta piatta perché esce facile, con una traiettoria piuttosto dritta e ottimo controllo, che poi era l’obiettivo principale degli ingegneri che hanno studiato ogni dettaglio per circa tre anni, prima di arrivare alle scelte definitive. Il risultato, almeno a livello ingegneristico, è molto soddisfacente, perché combinare impatto morbido e rigido in base al tipo di esecuzione, non è roba da poco. Il tutto su un telaio dalle caratteristiche abbastanza particolari: 310 grammi di peso che si avvertono poco perché il bilanciamento è fortemente spostato verso il manico, addirittura a 30,5 centimetri. La manovrabilità è ottima: si muove bene a tutto campo e permette soluzioni varie (botte profonde, angoli stretti, tocchi deliziosi) e anche la rotazione si assesta su buoni livelli, considerando il profilo da 25 millimetri. La flessibilità è da record (55RA, quando molti telai superano i 70) ma, come spiegato, varia a seconda della forza d’impatto. In ogni caso, non fermatevi alla prima impressione perché un telaio così diverso dalle abitudini necessita di un periodo di adattamento.

LA CORDA IDEALE
Sulla carta, l’ideale sarebbe la nuova Luxilon Smart che dovrebbe avere caratteristiche simili (sarà disponibile a breve): morbida quando si gioca soft per offrire più sensibilità, capace di irrigidirsi, e quindi di garantire controllo, quando si colpisce forte. Il tutto, con il suggerimento di incordarla a basse tensioni, tra 18 e 21 kg. Un’altra scelta interessante è la Luxilon Element, un monofilo abbastanza sensibile ma che comunque si sposta poco: un buon compromesso. Certamente, trattandosi di un telaio totalmente diverso, servirà testare qualche set up per scegliere l’opzione migliore.
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